Il teatro Regio di Parma chiude la stagione della Danza in cartellone con la blasonata Compagnia internazionale del BéjartBallet di Losanna tornato al suo splendore, dopo la scomparsa del grande coreografo Maurice Béjart avvenuta nel 2007, a cui gli era succeduto nel ruolo di Direttore artistico, Gil Roman ballerino interprete di spicco della Compagnia, ma licenziato nel 2021, a seguito di un comportamento inappropriato, ritenuto dal Consiglio della Fondazione intollerabile rispetto l’etica nel rispetto della Compagnia, senza alcun togliere alla professionalità e qualità artistiche messe in campo. Arriva in corsa quindi il nome di un’altra nota di rilievo della Compagnia, il primo ballerino Julien Favreau, discreto, disponibile e attento si mette a disposizione sulle orme della vocazione nel tramandare il corposo lascito coreografico béjartiano, di cui inserisce qui per lo spettacolo cinque titoli emblematici, presentando in scena la scuderia al completo con ballerini veterani e giovani talenti, seguendo ogni loro passo scrupolosamente dalla platea accanto al pubblico. Soldout per questa intramontabile Compagnia, con una accorata standing ovation finale, che da sempre nel mondo, riempie vasti spazi come, il Palais des Congrès di Parigi, la Forest National di Bruxelles, L’Odeon di Herodes Atticus di Atene, il Palazzo di Stato del Cremlino a Mosca, la NHK Hall di Tokyo o il Pati noiredi Malley Lausanne, nel concetto unico di Béjart di abbracciare culture altre, nutrendosi di tradizioni in una osmosi danzante da portare in scena, portando ideali di umanità, giustizia, pacifismo, emancipazione, uguaglianza, nei temi coreografici affrontati . InLettere a un giovane danzatore, libretto iconico, Béjart si rivolge in senso lato alle nuove generazioni, esprimendo il suo pensiero sulla danza…”Danza è unione, da persona a persona, da persona all’universo, da persona a Dio. La gente ha bisogno di immagini, di emozioni, di lirismo, la danza permette di mischiare un piacere estetico, un piacere dinamico e un piacere emozionale”. Maurice Béjart nasceva a Marsiglia il 1° gennaio 1927, figlio del filosofo Gaston Berger, prese il nome d’arte in prestito dal cognome della moglie di Molière, drammaturgo, che fu per lui, fonte di ispirazione, tanto da dedicargli una scrittura coreografica dal titolo Le Molière imaginaire. Dopo aver lavorato anche con Roland Petit, la sua fervida creatività prende corpo negli anni cinquanta nel dopo Guerra, creando una nuova Compagnia il Ballet du XXeSiécle e una frenetica produzione artistica irrompe sulle scene, Synphonye pour un homme seul, Le sacre du printemps, il Bolero, Le Presbytère, l’Uccello di fuoco, per citare i più salienti. Il suo stile così attuale ancor oggi, prende le basi dal balletto accademico classico, e lo nutre delle movenze e i passi dello stile modern che fa’ capolino in quegli anni, con la tradizione della Comédiefrancaise e dei balli etnici , popolari e folklore che incontra viaggiando per il mondo. Il programma della serata è un crescendo di emozioni con cinque titoli ben assortiti: Duo, Heliogabale, Dibouk, l’Uccello di Fuoco, 7 danses grecques. I primi tre passi a due sono una delicata ed etnica éntrée. In DUO, gli interpreti Valerija Frank e Oscar Frame sulla musica di Munir Bashir, tratto dal celebre Pyramide-El Nour, ballano con movenze che emulano i fenicotteri in volo. In Heliogabale, i ballerini Emma Foucher e Antoine Le Moal danzano le note tradizionali del Ciad, alle origini della terra con accenni tribali e movenze di animali. Mentre Jasmine Cammarota e Dorian Browne, su musica tradizionale ebraica esprimono il pudore di una coppia che si svela s’incontra e si promette legata per l’eternità. Arrivano dunque due balletti corali, ove meglio Béjart esprime il concetto di condivisione, partecipazione, fratellanza, nella moltitudine dei ruoli in scena con l’énsemble . L’Uccello di fuoco con la musica di Igor Stravinskij, nel ruolo principale il talentuoso KonosukeTakeoka, Oscar Frame nel ruolo della Fenice, i Partigiani: MinKyung Lee, Liam Morris, Zsolt Kovacs, Solène Burel, FlorianeBigeon, Angelo Perfido, Cyprien Bouvier, Daniel Ramsay, un énsemble che rinasce come la Fenice, ove i riferimenti di guerra fredda tra Oriente ed Occidente sono ancor oggi così attuali. Gran finale nella semplicità di un costume body accademico da studio, tutti i ballerini della Compagnia Béjart Ballet, composta da 36 elementi, sulle note di Mikis Theodorakis, le 7 Danses Grecques, senza riprodurre le danze folkloristiche, se non con qualche accento, utilizzando la purezza dei passi del balletto classico e modern, ove a primeggiare sono i sentimenti e il pathos greco.
