“Tovaglia a quadri”, «cena toscana con una storia da raccontare in quattro portate», con drammaturgia originale di Paolo Pennacchini e di Andrea Merendelli, che ne cura anche la regia, è tradizione inventata, è memoria, storia agita e interpretata dagli abitanti della Valtiberina, insieme ad attori professionisti. Che si tratti di raccontare i disastri della sanità pubblica e la nostalgia dell’antico rapporto fra medico e paziente, o ancora delle miserie e poetiche relazioni di una Rsa destinata alla chiusura oppure che si recuperi le storie di quei poveri matti a cui Franco Basaglia restituì dignità umana, “Tovaglia a quadri” è convivialità che si fa comunità, è la microstoria che incontra la storia con la S maiuscola, è il passato che flirta col presente per ammonire sul futuro inquieto dei nostri anni. Dimostra inoltre come il teatro sappia essere spazio e tempo per mantenere viva l’identità della comunità, proponendo questo senso di appartenenza come un’àncora di salvezza al nostro presente fluido e oscuro. Storia locale e memorie della comunità di Anghiari si intrecciano con temi di attualità, il tutto giocato in un racconto impreziosito dal piacere della tavola e dei piatti toscani. Il menu di “Tovaglia a quadri” è destinato ad appagare non solo la pancia, ma anche il cuore e a far sentire gli spettatori meno soli, a indicare una via che dice che la comunità di intenti e di sogni è ancora possibile. A questa battagliera forza utopica, alla poesia della semplicità di una tradizione quasi trentennale, alla capacità di riscoprire il teatro come collante comunitario va il Premio dell’Associazione Nazionale Critici Italiani.
GIULIO BAFFI