Il Canto del Cigno di Monteverde per il Balletto di Roma

Presso il cinema teatro Politeama di Piacenza, è andato in scena l’allestimento rinnovato nel 2023, del Lago dei Cigni, ovvero il Canto del coreografo Fabrizio Monteverde, con il Balletto di Roma, a distanza di dieci anni dalla sua prima messa in scena.

Monteverde, uno dei più apprezzati e poliedrici coreografi nazionali, acclamati anche all’estero, dichiarò in una intervista, che dopo aver realizzato il progetto del Lago dei Cigni, si sarebbe ritirato dalla scena con questo ultimo lavoro, per vivere a Cuba, luogo in cu trovare una nuova dimensione umana e ispirazione artistica

Il capolavoro del tardo Romanticismo e celebre balletto di Repertorio classico su musica di Petr Ilic Cajikovskij, si reinventa nelle mani  originali caratteristiche del coreografo e regista, sovrapponendo due trame e due scritture, quella del libretto di Marius Petipa e Lev Ivanov  con  quella di Anton Cechov “Il canto del cigno”, atto unico scritto nel 1887.

Praticamente innesta la trama della favola senza lieto fine, in cui i due amanti Siegfrid e Odette, pagano con la vita la passione che li lega, con l’immaginario creativo del coreografo per il quale diventa la storia di danzatori vecchi di un’ipotetica compagnia decadente, che rimembrano la giovinezza passata nel rivestire i panni dei ruoli di una lunga carriera, come il personaggio di Cechov, l’attore protagonista malato, ripercorre quella favola d’amore in cui si crede ancora di possedere l’elisir della giovinezza.

Per questo, il coreografo, intuisce che per tutto il balletto, composto da un atto unico di un’ora e venti, i ballerini in scena fin da subito si presentino con una maschera in lattice dai tratti somatici raggrinziti, realizzate da Crea FX effetti speciali, per meglio calare i movimenti del corpo nel vissuto e sentito senile dell’invecchiamento, strizzando l’occhio al capolavoro della Marin, senza scimmiottare, ma piuttosto enfatizzando lo stato d’animo dei personaggi.

Altri déjà vu, riportano alla mente, l’originale esecuzione del pas de quatre dei cignetti con gli echappé delle gambe, qui eseguiti con le braccia, o la grande montagna di abiti nel quadro finale da cui escono e vengono fagocitati i ballerini, simile a quella piramide di scarpette da punta in l’Heure Exquise, archetipo, simbolo di rifugio, di casa a cui tornare per sentirsi protetti dall’amore e dal senso di appartenenza di una giovinezza interiore che fugge tuttavìa.

Luci e costumi dai colori accesi e ambientazioni notturne, firmate da Emanuele De Maria e Santi Rinciari /Opificio della Moda, per ricreare un clima fiabesco in cui finzione e realtà si fondono.

Solitamente ad interpretare la parte del Cigno Nero e del Cigno Bianco, Odette/Odile, sono rispettivamente Carola Puddu e Roberta De Simone, ma per un’indisposizione, che ha visto danzare la Puddu in un breve assolo sulle punte per il piacere delle piccole fan accorse a vedere la beniamina uscita dal talent di Amici, il ruolo del Cigno Nero è stato rivestito dalla brava Giulia Strambini.

La Compagnia del Balletto di Roma si compone di quattordici valenti elementi , formati in differenti contesti nazionali ed internazionali di chiara fama, come la stessa Carola Puddu, che ha completato gli studi in Francia, presso l’Ecole de Danse du Ballet de l’Opera de Paris.

Il Balletto di Roma, da sempre divulgatore della danza d’autore italiana in Europa e nel mondo, con un repertorio propeso all’innovazione e alla ricerca, si fonda sulla storia e la tradizione che lo hanno reso celebre, nato nel 1960 dal sodalizio artistico di Franca Bartolomei e Walter Zappolini, dal 2018 è diretto da Francesca Magnini. Un plauso a tutta la Compagnia, composta da: Nicola Barbarossa, Paolo Barbonaglia, Alessio Di Traglia, Dominique Guarin Diaz, Alice Fenu, Lorenzo Lippera, Simone Manzato, Francesco Moro, Eleonora Pagliuca, Carola Puddu, Mirko Spampinato, Giulia Strambini, Angela Tiburzi, Alice Villa.

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