Schiavulli si sdoppia, nel nome del Figlio

Prosegue la rassegna di danza Senza Confini al teatro Ponchielli di Cremona, con le nuove tendenze nazionali ed internazionali della danza contemporanea, con un doppio appuntamento del coreografo Ezio Schiavulli e la CompagniaEZ3, andato in scenacon Heres: Nel nome del Figlio, riscuotendo curiosità ed interesse del pubblico.

La figura di Hères, era colui che subentrava nell’intero complesso patrimoniale del de cuius, o in una quota dello stesso, alla morte del padre. Non è il caso per Schiavulli, della dipartita, ma piuttosto il significato di tramandare di padre in figlio informazioni per, e nella vita, che assume valore nel sviluppare il suo progetto artistico.

La pièce del coreografo prende forma in divenire tra il 2020 e il 2022, bloccata e ripresa post pandemìa, prendendo spunto dai miti dell’antica Grecia, dal rapporto padre e figlio e dall’analisi filo psicologica   del loro imprinting e di quale valenza oggi può determinare un lascito di informazioni per le nuove generazioni.

Schiavulli, pugliese d’origine, si forma a Milano presso l’Accademia di Susanna Beltrami di matrice tecnica Cunningham, e poi, alla London Contemporary Dance School e al Centro di Produzione Nazionale ATERBalletto, per attingere le tecniche e la cifra stilistica scaturita dal lavoro a terra in floorwork che lo contraddistingue. Premio Danza&Danza 2022.

Il progetto coreografico prende corpo nella seconda parte a metà del suo incedere ritmica scandita in scena dai musicisti, e sempre incalzante, nel rendere il significato della scrittura coreografica, da primitiva e narrativa a concettuale. Il processo evolve dal radicamento al suolo del corpo di Schiavulli interprete, nascosto dalla pedana semovente degli strumenti, quasi protetto in fase embrionale da quel significato di sdoppiamento nel pather e mather, che in scena i due batteristi incarnano, nel dialogo corpo a corpo della triade tra musica e danza.

Il valore analitico si evolve dal piano freudiano del rapporto padre e figlio, a quello Junghiano, allargato e non giudicante, e non è un caso, se uno dei tre dialoganti in scena è una donna, una batterista che incarna il lato femminino del rapporto padre figlio nella costruzione coreografica.

A risuonare i piatti, i timpani e il rullante delle batterie, sono i musicisti, Dario De Filippo, siciliano, specializzato nella tradizione afrocubana delle percussioni e la francese ElvireJouve, eclettica e versatile musicista, ricca di sonorità trasversali apprese in più ambiti musicali, succeduta ad Anne Paceo, creatrice fin dagli esordi con Schiavulli, al progetto coreografico di Hères.

La produzione e il sostegno prende corpo a Strasburgo, ove le collaborazioni sinergiche tra gli artisti in scena si concretizzano, e dove Ezio Schiavulli realizza nuove creazioni anche per il Balletto dell’Opera Nazionale del Reno. Lo spettacolo si conclude con gli strumenti delle batterie scomposte ed appese fluttuanti nello spazio scenico, come tanti lembi delle emozioni del lascito delle informazioni tramandate di padre in figlio, con i tagli prospettici e i giochi di luce ed ombra di Fabio Fornelli, la direzione tecnica di Aurelien Boeglin e i costumi di BenedicteBlaison.

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