MADINA, un inno alla vita al teatro alla Scala

Madina, definita dallo stesso compositore Fabio Vacchi, un opera di teatro-danza, in onore del suo progetto con Pina Bausch, ideato da Claudio Abbado che non è andato in porto per la scomparsa della coreografa. Opera atto unico in tre quadri, il balletto Madina del coreografo Mauro Bigonzetti, prende ispirazione per creare la commistione tra danza, musica, canto lirico e voce. Fermata nel 2019 dalla pandemìa e ripresa a ottobre 2021 in Prima rappresentazione assoluta, sul libretto di Emmanuelle de Villepin, autrice del romanzo  “La ragazza che non voleva morire”, l’opera balletto attinge dalla realtà .

La drammaticità su cui verte il tema della narrazione, si rivela paradossalmente un inno alla vita ed una novità assoluta nel repertorio tradizionale del cartellone scaligero. Commissionato dalla sovrintendenza del teatro alla Scala, Madina parla di morte, di vita, si soprusi, stupri, vittime e carnefici, di tematiche proprie dei conflitti bellici tra i popoli, di guerre, sovrapponendosi involontariamente, alla realtà attuale, ed alle vicende israelo- palestinese e ucraino-russa.

Il romanzo dell’autrice francese Villepin, parte da una storia vera, ambientata in Cecenia durante il conflitto, ove una ragazza “ kamikaze” indotta a sacrificarsi e preparata a farsi esplodere, decide per la vita.

Un progetto concepito con vari linguaggi, dove la musica e la danza sono il collante, il medium attivo nella struttura narrativa, in cui la voce narrante degli attori in scena e dei cantanti, tessono il filo conduttore della storia senza prevaricarne l’habitat. L ’impianto scenografico minimalista e a più livelli in cui i personaggi si muovono ed interagiscono nello spazio scenico dell’azione dei sentimenti, sono quasi un docu film di fotogrammi in sequenza e proiezioni della bestialità umana annunciata in videowall, uno specchio narcisistico in cui riflettere l’umanità, in un atmosfera dantesca, creata dalla mestrìa di Carlo Cerri (luci e scene), Maurizio Millenotti (costumi) e video designer a cura di Cerri-Alessandro Grisendi-Marco Noviello.

Per il coreografo Bigonzetti, il corpo è un grande contenitore di emozioni, di sensi, sensualità e la Compagnia scaligera, si è lasciata condurre per mano con curiosità e stupore, in questo progetto di nuova concezione. Temi arcaici, archètipi della tragedia greca. La Storia che brutalmente si perpetua, mentre qui si esorcizza attraverso la bellezza della musica e della danza, strumenti protagonisti senza alcun limite espressivo. Non armi, bensì elisir, antidoti alla brutalità della guerra.

“ In natura non c’è nulla che possieda più carattere del corpo umano. Con la sua forza o la sua grazia, esso evoca le immagini più diverse”        August Rodin – La beauté de la femme en l’Art

Una citazione e un richiamo doveroso alla mostra di Rodin e La danza, ospite presso il MUDEC di Milano, in cui appare evidente l’imprinting creativo che la danza ebbe sul genio artistico attraverso il progetto espositivo inedito di 53 opere, il cui fulcro del codice del corpo parlante è il movimento, la danza.

Quel codice protagonista del corpo danzante armonizzato in Madina, diretto dal maestro concertatore, direttore Michele Gamba, traghettatore di emozioni sonore trait d’union tra i personaggi in proscenio del canto di Anna-Doris Capitelli mezzosoprano, Paolo Antognetti tenore e della voce di Fabrizio Falco attore.

 Intensa,  carnale, viscerale l’interpretazione di Antonella Albano, prima ballerina, nel ruolo di Madina, nella partnership con l’étoile Roberto Bolle, portavoce nel mondo della tradizione del balletto, qui maturo e convincente interprete nel personaggio dello zio Kamzan, capace di asservire e assorbire la sua statuaria avvenenza fisica al servizio dell’intenzione dei sentimenti e dei tratti caratteriali crudi e dominanti del ruolo. Così autentici da provare tensione emotiva e dolore, nel percepire il corpo a corpo tra Madina e Kamzan.

Avvincente, la definizione dei ruoli di Alessandra Vassallo (Olga), Gioacchino Starace (Louis), Gabriele Corrado(Sultan), nell’interazione del costrutto narrativo capaci di legare un dialogo in scena e all’unisono con il pubblico, intrecciando i rapporti con l’intero Corpo di Ballo, qui parte corale e Vox populi attivo e non riempitivo o marginale, ma rafforzativo dei pensieri tormentati di Madina, come i movimenti fendenti  e decisi di Stefania Ballone e Christian Fagetti in alcuni quadri colti nell’insieme.

Una Madina che decide per il bene, nonostante il male subito, capovolgendo il triste destino a lei assegnato, conclude l’epilogo della composizione  coreografica di Bigonzetti, con la pietà dei corpi nudi, straziati  e risorti in proscenio a cui Madina sembra gridare “cessate il fuoco”, quello slogan silente in apertura di spettacolo, a cui tutte le maestranze, gli artisti e il pubblico, hanno preso parte ed applaudito con fragore struggente.

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