Le regie di Pier Luigi Pizzi, sempre affascinanti per quel quid magico di bellezza e di pensiero che incanta nell’equilibrio di scenografia e colori, costumi e ritmo, ironia e passione – una poetica del tutto personale densa di cultura e divertimento – svelano ogni volta, in forma sorprendente, il piacere dell’interpretazione, sia che si tratti di teatro in prosa o di libretti e spartiti, sempre con il gusto della scoperta, scoprendo altri significati possibili. Inutile tentare di elencare messinscene, direzioni artistiche, onorificenze (le massime in Francia) e riconoscimenti internazionali, l’ultimo dei quali l’anno scorso, il premio internazionale Antonio Feltrinelli per la regia distribuito dall’Accademia dei Lincei. Il premio ANCT alla carriera non ha vere motivazioni: il nome brilla di luce propria. E questo è sicuramente vero per Pier Luigi Pizzi che inizia così il suo piacevolissimo libro “Non si può mai stare tranquilli”, da poco pubblicato: “Ho sempre saputo che il mestiere del teatro avrebbe dato un senso alla mia vita”. E il teatro si è arricchito, elevato ai gradi più alti per merito di questa sua vocazione: il Premio dell’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro gli viene consegnato con infinita riconoscenza anche per aver avvicinato prosa e lirica, fondendo magistralmente estetica e pensiero interpretativo. Molti registi teatrali sono stati invitati nel tempo a cimentarsi con l’opera, difficile però raggiungere l’estrema raffinatezza di Pizzi, che, dai costumi e le scenografie è quindi arrivato alla realizzazione totale dell’evento scenico nella consapevolezza che “fare teatro è prima di tutto un mestiere. Bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. In oltre settant’anni di carriera non ho mai smesso di farlo”. E Pizzi è stato nei primi anni di attività scenografo di tanti registi. “Quando ho iniziato si usavano ancora le scene dipinte”, per arrivare a soluzioni “più dichiaratamente architettoniche e volumetriche”. E con il teatro ha viaggiato e tuttora viaggia per il mondo. Fondamentale l’impegno con la Compagnia dei Giovani, con Giorgio De Lullo e Romolo Valli con cui iniziò nel 1956 una meravigliosa avventura durata vent’anni, una attività segnata da creazioni che hanno fatto la storia del teatro. Non si può non segnalare anche il sodalizio con altri grandi della scena, da Guido Salvini a Franco Enriquez a Luigi Squarzina e Luca Ronconi negli anni Settanta, prima di fare il salto nella regia diventando responsabile in toto della creazione scenica. Centinaia gli allestimenti nei teatri più importanti del mondo tra cui l’amata Scala. Maestro insuperato del barocco, rossiniano fervente, per lui il teatro di prosa e quello lirico sono due facce della stessa medaglia. “Sulla scena il naturalismo spinto all’eccesso è sempre pericoloso. Il teatro deve essere allusione, finzione, simbolismo…Ho sempre pensato – dice – che mi avrebbe convinto di più l’astrazione, rimando costante della finzione a una realtà vicina alla poesia”. Artista a 360 gradi, Pizzi al cinema ha collaborato con cineasti del calibro di Bolognini, Vancini, Montaldo, De Sica e Fellini (per il quale progettò le scene de “Il viaggio di Mastorna” mai realizzato). Decine e decine gli autori di prosa affrontati da scenografo e costumista e poi da regista, dai classici ai contemporanei, fino ai recenti lavori dell’amato Tennessee Williams. L’impazienza è il suo mantra – dice Pizzi – “da non confondere con la fretta che ne è l’opposto”. A Pier Luigi Pizzi, per il gran teatro che ci ha regalato nei suoi 70 anni di vita teatrale, va dunque il Premio Anct 2024 nel nome del grande critico Paolo Emilio Poesio, sicuri che, come dice nella chiosa del suo libro “sarà un impulso a continuare”, perché, sì, Pier Luigi Pizzi “ha ancora tante opere da interrogare. Il cielo può attendere”.
GIULIO BAFFI