Non solo teatro ma anche cinema e televisione sono gli ambiti in cui emergono le grandi capacità di Peppino Mazzotta, tuttavia è nel teatro che Mazzotta ritrova la sua specificità, la sua più forte inclinazione. Colpisce di lui una certa inquietudine che lo spinge ad una costante sfida verso se stesso ma anche una riservatezza nella sua vita privata come nella sua arte. C’è stata sempre in lui una forte dedizione, uno studio costante, una ricerca continua della perfezione. Altrimenti non si comprende la sua interpretazione, giovanissimo, a soli vent’anni nel ruolo di Tartufo con la regia di Toni Servillo nella commedia di Molière. La sua terra d’origine, la Calabria, in particolare un paesino di montagna della Calabria sconosciuta, è nato a Domanico, hanno certamente inciso sulla sua prima formazione e sulla sua tendenza a sperimentare nuovi linguaggi dove la tradizione si rinnova continuamente: si pensi a “Arrobbafummo”, per esempio. L’esperienza con Albertazzi ne “Le memorie di Adriano”, come la partecipazione ad uno spettacolo come “Tomba di cani” di Letizia Russo, con la regia di Cristina Pezzoli, o ancora a “‘Nzularchia” di Mimmo Borrelli hanno certamente confermato le sue ineguagliabili capacità verso la forma teatro. Ma un lavoro in particolare “Giuseppe Z” (testo, regia e interpretazione di Mazzotta) rivela la sua forte propensione per i temi sociali e politici, in particolare l’emigrazione, la povertà, e conferma la sua idea di teatro libero e libertario senza preconcetti e appartenenze. Attore sincero e coraggioso Mazzotta ha sempre denunciato la violenza della guerra e i suoi risvolti drammatici; per questo motivo certamente lo spettacolo che più si avvicina al suo modo di sentire è “Radio Argo”, testo di Igor Esposito, performance per voce e musica, una densa partitura caratterizzata da una inequivocabile vocazione libertaria sia nella prima (2011) che nella seconda stesura del testo.
GIULIO BAFFI