In “Erodiàs” e “Mater strangosciàs” di Giovanni Testori Anna Della Rosa si dimostra testimone dell’arte, incarnazione dell’effimero della scena nel passaggio di testimone da maestro a prescelta per proseguire il magistero dell’arte. E così i due lai di Testori si aprono con la lettera di Sandro Lombardi ad Anna Della Rosa in cui l’attore affida all’attrice il suo spettacolo, il suo Testori. Anna fa della partitura attoriale di Lombardi uno spartito di straordinaria potenza e di incredibile controllo esecutivo. L’attrice respira, recupera nei toni la recitazione dell’attore e la fa propria, mostra un assoluto dominio delle sue doti mimico/vocali offrendosi come strumento in carne e voce della parola poetica di Testori. Ne fuoriesce un canto straziante e iroso, un esercizio di stile e di virtuosismo che mostra e dimostra senza ombra di dubbio le potenzialità espressive dell’interprete che si mette al servizio del testo, fa della parola un suono che riecheggia, ne scioglie i giochi e rimandi linguistici, ne evidenzia il ritmo poetico. E allora la forma prende il sopravvento sul contenuto, il dolore delle due donne testoriane si trasforma in suono, fonema, potenza attoriale, omaggio all’arte dell’attore, omaggio a Sandro Lombardi.
Ad Anna Della Rosa va dunque il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di teatro, riconoscimento per una dedizione sacerdotale e rituale all’arte della scena e al mistero della parola incarnata.
Giulio Baffi