Teatro Trieste34, piccola realtà e tante proposte

La piccola realtà del Teatro Trieste34, sito a Piacenza, si avvale di tante proposte in cartellone, come molti nelle province italiane per dare voce, non solo agli artisti più conosciuti, ma anche agli esordienti attori e danzatori e Compagnie semi professionali che hanno un progetto creativo da esprimere.

Lo spazio ristrutturato è ricavato in un vecchio edificio destinato a magazzino, e si compone di un’area adibita a biglietteria, di una sala con palco a pavimento della misura di 8 mt.x 8 mt., di una platea e gradinata di 99 posti a sedere e impianto audio fonico, illuminotecnico e videoproiezione, l’essenziale per poter bene rappresentare pièce teatrali.

Dal 2007 è gestito da Piacenza Kultur Dom e diretto da Filippo Arcelloni, con l’intento di ospitare spettacoli teatrali, di danza, convegni, laboratori, performance, clownerie, come la rassegna Teatro Km 0, giunta alla sua sesta edizione e inSincronia, vetrina per la danza contemporanea arrivata alla sua decima edizione, sostenuta anche da ATER Fondazione.

Arcelloni, già fondatore del gruppo Manicomics, insieme a Rolando Tarquini e Mauro Mozzani, attinge la sua formazione dalla tecnica di Lecoque a Milano presso il Teatro dell’Arsenale dai docenti, Kuniaki Ida e Marina Spreafico e il metodo Stanislavskij dall’argentino Raoul Manso.

La rassegna Teatro Km 0, vede tra gli altri in cartellone, due formazioni di Gruppi portare in scena una commistione tra teatro di parola e danza e movimento nella visione specifica del progetto Meteore di Perotti-Cremonesi e del personalissimo Rinasci Amor di Escobar-Gatti-Barbiero.

Fermo restando che, la definizione di teatro danza, prevede la presenza di elementi ben specifici riconducibili ad un periodo storico annoverato nei testi di Storia della Danza, fenomeno complesso proprio della coreografia, affermatosi in Germania negli anni ’70 del secolo scorso, con i cinque esponenti antesignani del Tanztheater: Pina Bausch, Reinhild Hoffman, Susanne Linke, Bohner, Kresnik, la cui poetica e tecnica geometrica assiale, risale al periodo dell’Espressionismo in Arte, e nel movimento con le teorie di Rudolf Von Laban, Mary Wigman, per arrivare alle più attuali di Lindsay Kemp, Carolyn Carlson, Alain Platel e in Italia di Giorgio Rossi,  Raffaella Giordano,Virgilio Sieni, Julie Ann Anzilotti.

Tutto ciò che si vede e propone oggi sotto falso nome di queste due parole insieme, sono la commistione di tante modalità di linguaggio che accomunano altro.

Il progetto Meteore, partendo dall’idea della pittrice autodidatta e arte terapeuta Lidia Perotti, si avvale delle coreografie di Ombretta Cremonesi, di formazione tecnica classica di base, forte dello stile modern jazz che la caratterizza. Completa la grammatica del linguaggio estetico del corpo con l’espressione teatrale del volto per dare intenzione ai personaggi in scena da raccontare, nell’azione spazio temporale dell’atto pittorico sui corpi  delle danzatrici, che la Perotti ricopre matericamente di colore, mentre la narrazione dei sentimenti come “meteore”, recita il titolo, nell’omaggio a Fellini, con il personaggio di Zampanò, racconta il dualismo dell’animo umano con le modalità a tratti descrittive, astratte e di facile lettura della danza. Con sincera attitudine le danzatrici, in scena si immergono concentrate nella parte, amplificando il coro delle emozioni.

Di altro taglio prospettico, il progetto Rinasci Amor di Valentina Escobar con gli attori Rachele Gatti e Mauro Barbiero, risulta essere, nel suo proporsi in scena con oggetti, candele abiti e crinoline evocanti personaggi romantici da Fantasma dell’Opera, manieristico nel suo incedere. Con toccante urgenza nella scrittura drammaturgica a tratti prolissa, la regista come un mantra incide e fende come una lama nel copione, sul tema della violenza psicologica, gli abusi, il rapporto tra vittima e carnefice, l’ossessione patologica e la rinascita compassionevole dell’amore, nel nutrire l’anima e il corpo ferito, offeso e l’ombra del senso di colpa, tratto da un’esperienza personale dall’evidente ferita ancora sanguinante, in fase di elaborazione. Coraggiosa come una donna guerriera, la Escobar, dona nelle parole del testo, le sue fragilità nelle mani degli attori, che nei ruoli di Eva ed Adamo, traghettano l’esperienza delle frasi recitate, nel dramma di Don Giovanni, di Edipo Re, di Narciso, fino a stemperare, esorcizzare e donare leggerezza con  un fluttuante valzer danzante avvolgente, dato dalle video proiezioni tratte dal film Il Gattopardo e dei gran balli di sala fine secolo ‘800.

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