Agamennone oltre lo specchio

Il respiro di un’emozione potente accompagna l’”Agamennone”  nel suo approdo dal Teatro Greco di Siracusa  a una Corte che rende impalpabili le sue pareti e,  al tempo stesso,  sfrutta lo scandaglio di una dimensione più raccolta.

Nell’ allestimento dello spettacolo coprodotto dall’Inda e dal  Nazionale di Genova e ricreato da Davide Livemore per il teatro Ivo Chiesa di Genova e per il Carignano di Torino, l’originale muro di specchi che accoglieva i quindicimila spettatori e in un abbraccio riflettente, annullando la loro distanza da un mondo governato dal Fato e dagli dei prende forma diversa. L’ampiezza e l’impatto originali non sono più possibili ma, e qui sta il miracolo, neppure necessari.

Il compito di prendere la platea “per incantamento” e per riflessione implicita sul presente , al chiuso è affidato soprattutto dei video, delle luci, dello straordinario mix musicale di suoni contemporanei , note di Bach e,  nel finale,  di pop.

Dissonanze raffinate e ricercate si sintonizzano con gli attori. Laura Marinoni, Sax Nicosia , Gaia  Aprea, Linda Gennari,  Stefano Santospago e tutti gli altri già citati nelle recensioni siracusane,

in un rapporto più ravvicinato con la platea,  porgono la gestualità e le voci  in sequenze sempre abbaglianti ma anche ricche  di sfumature da “primo piano”.

Proprio queste voci accompagnano il crollo di troppi equivoci teatrali novecenteschi (con annesso bagaglio di diffidenze da parte del pubblico) : l’idea, favorita purtroppo anche da interpreti autorevoli,  che la musicalità non vada d’accordo con la comprensibilità, il rispetto per il testo e le sue scansioni, che debba seguire strade proprie incuranti del contenuto.

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