Standing ovation per lo Schiaccianoci di “Nureyev”

La magia della favola è quella che si percepisce tra le vie del centro di Milano e il brulicare di persone affollate in Galleria Vittorio Emanuele adiacente la piazza del Duomo vestita a festa dello scintillìo degli addobbi natalizi e dei suoi alberi luccicanti antistante anche la piazza del Teatro alla Scala fronte Palazzo Marino.

In attesa del count down di fine anno, nel segno della tradizione, in scena al teatro Piermarini, un ever green natalizio, il balletto di repertorio classico, lo Schiaccianoci, che porta la firma del coreografo Rudolf Hametovic Nureev (Nureyev), e la musica del compositore Petr Il’ic Cajkowskij.

Standing ovation e un partèrre delle grandi occasioni, che ha gremito il teatro, tributando calorosi applausi, aiPrimi ballerini, Jacopo TISSI, ospite aggiunto e Martina ARDUINO, nelle rispettive parti del Principe/Il Signor Drosselmeyer e della giovane Clara.

Una rappresentazione della società borghese dell’epoca di fine ‘800, e metafora della vita, il balletto in due atti andato in scena per la prima volta il 18 dicembre 1892, presso il Teatro Marinskij di San Pietroburgo, ove vide un’italiana, Antonietta Dell’Era, spiccare nel ruolo della Fata Confetto.  Lo Schiaccianoci, deriva dalla storia di Schiaccianoci e il Re dei Topi di E.T.A. Hoffmann e dalla versione più melensa di A.Dumas, padre. Il compositore Cajkowskij, scrisse voracemente tra il 1891 e il ’92, la partitura, aggiungendovi uno strumento, la celesta, nell’organico strumentale, in particolare in alcuni passaggi del secondo atto, scene iniziali e passo a due della danza della Fata Confetto.

In questo contesto già di per sè confezionato come un prezioso cadeau ricco di sfumature, entra in gioco l’estro e genio rivoluzionario di Nureyev. “Rudy, il Tartaro volante”, oltre ad essere stato uno straordinario ballerino ed interprete è stato innovatore nel rendere il ruolo maschile del repertorio, fuori dai consueti canoni di porteur, soprattutto nelle produzioni da lui create coraggiosamente mettendo mano alla tradizione del balletto russo, si è reso fautore e  trait d’union tra la modernità e la continuità della danza.

Questa sua creazione dello Schiaccianoci, in scena al Teatro alla Scala, si ripropone al pubblico milanese ed internazionale, con l’allestimento scenografico e dei costumi di Nicolas Georgiadis, rinnovato nel décor proprio dalla Scala nel 1978. Sotto la supervisione di Manuel Legris, oggi Direttore del Corpo di Ballo scaligero, che danzò protempore a sua volta questo balletto, e l’aiuto di Aleth Francillon, nella ricerca iconografica, emergono i linguaggi estetici e contenutivi drammaturgici della scrittura coreografica, pensati  da Nureyev.

Proprio nel trentennale dalla scomparsa di “Rudy”, nel 2023, gli si rende omaggio con questo allestimento, ricco dei suoi passaggi tecnici e virtuosistici modellati sulla sua persona, capaci di mettere in difficoltà le étoiles più acclarate di chiara fama. Velocità di giri chiusi con à plomb improvvisi,  prese e partnership in balance ed equilibri al limite della gravità, come la celeberrima posa nel passo a due, del Principe e Clara, nel secondo atto,  in cui, l’arabesque diventa motivo di appoggio per sostenere la ballerina totalmente tesa sulla gamba di lui. Quasi a voler esorcizzare, che dopo di lui, nessuno più, possa essere in grado di tale capacità virtuosistica. Una firma indelebile nel firmamento della danza. Ogni singola nota è danzata piena e respirata, con tour en dehors e en dedans repentini, ma senza mai tralasciare l’interpretazione e il verismo dei ruoli dei personaggi. Così come il viaggio onirico di Clara, e l’elemento della neve dentro e fuori al sogno e l’ambientazione scenica suggeriscono un continuum quasi filmico dell’azione, oltre la tridimensione teatrale, complice anche la capacità del puntamento luci di Andrea Ghiretti.

Con questo grande impegno , i primi ballerini Tissi e Arduino, affrontano con notevole tenacia le parti, riuscendo nel difficile compito di sostenere la tecnica e l’interpretazione richiesta, così come il Corpo di ballo si destreggia nel risolvere in un batter di ciglia, un’inceppo tra un copricapo e un tulle visibile solo dall’alto del quarto palco dedicato alla stampa, nel mentre le ballerine piroettano veloci nel valzer dei Fiocchi di neve…chapeau!. La magia del Natale si compie con la scuderia al completo dei professionisti e dei giovani cadetti Allievi della Scuola di Ballo, bravi e pieni di temperamento. Una rappresentazione guidata con maestria dal Direttore d’orchestra Valery Ovsyanikov e l’eccelsa orchestra del Teatro alla Scala.

Sinossi

E’ la vigilia di Natale, all’inizio del 1800,  in casa di una famiglia borghese si da’ una festa e i ragazzi ballano scherzano e giocano attorno all’albero. Arriva un vecchio amico di famiglia che intrattiene e diverte i bambini con giochi di prestigio, e dona alla prediletta Clara, figlia del Sindaco Stahlbaum, uno schiaccianoci dalla forma di soldatino. Stanca, Clara si addormenta su di una sedia e sogna…tutto attorno a lei si trasforma ed ingigantisce. Una frotta di topi cerca di strapparle lo Schiaccianoci e Clara lo difende scagliando loro addosso le sue bambole. Clara lotta e insieme a lei soldatini ussari e marinai,  e disperata lancia una scarpina contro il loro Re dei topi che cade fulminato mentre lo schiaccianoci si rivela per un bellissimo Principe. Le bambole si animano, cinesini, arabe, spagnole, il valzer dei fiocchi di neve prende forma, e lei stessa nelle vesti di una principessa balla con il suo Principe/schiaccianoci. Clara si ridesta, la festa è terminata, abbracciando il suo schiaccianoci, immersa nel ricordo del sogno rimane sola, mentre gli ospiti si accomiatano dal ricevimento.

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