Essenzialità visiva e sobrietà antiretorica della recitazione connotano la lettura di Edipo Re diretto da Robert Carsen e prodotto dall’INDA per il Teatro Greco di Siracusa. Il regista ha asciugato la componente spettacolare, l’opsis, a favore della parola sofoclea: su tutto domina il logos, percepibile con nettezza nel suo scorrere nei meandri linguistici dell’ambiguità sofoclea, fino allo svelamento della tragica verità. Ridotto il contrasto di colori al solo bianco e nero che spiccano sul grigio della scenografia, e richiamano la contrapposizione di base luce/tenebre e colpa/espiazione, Carsen ha fatto piazza pulita di ogni elemento scenografico aggiuntivo giocando invece sulla presenza massiccia di un Coro composto da ottanta elementi che abitano lo spazio con geometrica precisione e con gestualità ieratica gravida di senso. L’azione si svolge tra lo spazio dell’orchestra e l’altissima scala in calcestruzzo simbolo del potere di Edipo, carismatico nel suo iniziale apparire in cima ad essa in risposta alle invocazioni accorate del Coro. Da quelle stesse scale il re, alla fine del suo lacerante cammino verso la verità, scenderà nudo, coperto solo del proprio sangue e della veste che era di Giocasta, e brancolando cieco nel buio al quale ha condannato sé stesso, risalirà i gradini della cavea verso l’esilio. Elemento determinante, la sensibilità attoriale dei protagonisti: Giuseppe Sartori capace di tracciare con misura la parabola esistenziale di Edipo; Maddalena Crippa, una Giocasta la cui regalità si trasforma in disperazione; Graziano Piazza, perturbante nella parte di Tiresia; Paolo Mazzarelli Creonte razionale e misurato. Uno spettacolo intenso e potente.
Napoli, 14 novembre 2022
Il presidente ANCT
Giulio Baffi