BIENNALE DANZA sempre più esterofila

A volte fermarsi e rimanere fuori dal coro, serve per osservare e contemplare meglio ciò che si muove ed accade attorno a noi. Il XVI° Festival Internazionale di Danza Contemporanea alla Biennale di Venezia, presieduto da Roberto Cicutto, prende corpo dal 22 al 31 luglio, sotto la direzione artistica  di Wayne McGregor, coreografo inglese talentuoso, con un titolo a prima vista aperto ed invitante, “ Boundary-less”, senza confini. Premio Leone d’Oro alla carriera al giapponese  Saburo Teshigawara e Leone d’Argento alla spagnola Rocio Molina.

In questo concetto la Biennale Danza diventa sempre più esterofila, abbracciando mondi di espressione creativa sempre più aperta ad incontrare culture altre. Per il direttore artistico McGregor,…”Il fare Arte, non è forse, di per sé, l’atto attraverso il quale superiamo confini, limiti e barriere? Un modo per re-immaginare? I confini fisici svaniscono con la stessa rapidità con cui vengono ridisegnati quelli geografici. I lavori degli artisti invitati, non sono catalogabili, sfuggono alla singola definizione, in quanto trascendono il genere e il mezzo espressivo con cui lavorano”… . Al suo secondo mandato, ponendo alcune domande aperte a  cui riflettere, Wayne presenta un programma contaminato attraverso arte, tecnologìa, cultura e…il corpo. La sua stessa formazione lo coinvolge in interazioni con approcci scientifici per costruire coreografie sempre più cyber, pur arrivando lui stesso da una formazione tecnica contemporanea rigorosa, si proietta verso  nuove contaminazioni.

Una sezione si apre al bando che la Biennale Danza rivolge agli artisti italiani per la realizzazione di una nuova coreografia, premiando Diego Tortelli, ma non solo spettacoli nella rassegna, anche la mostra fotografica di Indigo Lewin, l’installazione scenica digitale di Tobias Gremmler, il film d’arte di Tacita Dean con l’ultima testimonianza di Merce Cunningham e la sua Compagnia. Due nuove creazioni rispettivamente di Matteo Carvone ed Edit Domoszlai, selezionati per Biennale College Coreografi. E poi ancora il Gran Ballo realizzato con la realtà virtuale di Bianca Li e una performance “site specific” creata  per l’occasione da Saburo Teshigawara, per i sedici partecipanti selezionati alla Biennale College Danza.

In programma spettacoli plurimi giornalieri di varie Compagnie internazionali, dislocati dal teatro Malibran, al Teatro Piccolo Arsenale, al Teatro alle Tese, per accogliere:  la Compagnia Gauthier Dance e le coreografie di Sidi Larbi Chekaoui, Sasha Waltz, Aszure Barton, Marco Goecke, Sharon Eyal, Marcos Morau, Hofesh Shechter, Humanhood, Marrugeku, A.I.M. by Kyle Abraham e la musicista elettronica Jlin.

Si inaugura il Festival con lo spettacolo Petrouchka, opera di Teshigawara, in Prima mondiale, ispirandosi ad un classico Stravinskij-Djagilev-Nijnskij, rivoluzionaria e di avanguardia già più di un secolo fa. Il coreografo e artista giapponese Saburo,  in scena con  la danzatrice Rihoko Sato, da quasi trent’anni interprete e sua assistente, riflette sul tema della bellezza, quella velata, celata, provata nei momenti di sofferenza e disperazione, come sintetizza lo stesso autore coreografo: “ Percepiamo la bellezza quando i fenomeni, la materia e gli esseri viventi, vengono proiettati sui nostri occhi della disperazione, mostrandoci attraverso il loro movimento misterioso, una bellezza che va oltre la nostra normale comprensione. Credo che lo sconforto è ciò che ci da’ forza”.

Sarà quindi l’essere stati confinati e chiusi per la restrizione della pandemìa, che l’impellenza degli impulsi primordiali proiettino l’istinto verso il sentirsi senza confini “ Boundary-less”, ma il corpo ha bisogno di rappresentare i propri confini materici, sentire sotto pelle, under skin, elaborare il vissuto corporeo del respiro, del momento qui e ora, la consapevolezza dell’azione, del movimento, per ri-trovare prima se stessi, per poi incontrare e rispecchiarsi nel vissuto dell’altro. Se ci si occupa della proiezione in avanti, difficile vivere e scoprire il momento, l’attimo in cui avviene l’azione. Ristabilire un contatto con noi stessi non è forse l’atto  più trasgressivo, mistico, poetico, commovente, universale, che possiamo, fare per connetterci e trovare estrinsecazione?  La libertà di sentirsi eretici, dal greco hairesis, cioè afferrare, prendere, ma soprattutto scegliere ed eleggere, in grado di poter valutare più opzioni, in questo concetto si può delineare la strada di un futuro umano ed artistico senza confini.

Saburo Teshigawara (Tokyo 1953 ), riconosciuto come uno dei maggior coreografi contemporanei internazionali. Artista poliedrico, inizia la sua carriera nel 1981, dopo aver studiato Arti plastiche e Balletto classico. Pittore, disegnatore, autore di installazioni  e film, con Key Miyata ha fondato KARAS, con cui inizia a creare per sé stesso e gli altri artisti e Compagnie, come il Ballet National de l’Opera de Paris. Insegna in cattedra presso le Università giapponesi dal 2006 al 2014. Il concetto di danza, per Teshigawara, rappresenta l’elemento centrale, di un’esperienza visiva sensoriale più ampia. I suoi lavori hanno ottenuto prestigiosi Premi tra i quali:  il Bessie Award e la nomina di Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres francese.

Rocìo Molina, nata a Malaga nel 1984, inizia a ballare fin da bambina. A diciassette anni si laurea con lode al Conservatorio Reale di Madrid, entrando da subito a fare parte di Compagnie internazionali. Il suo primo progetto coreografico “Entre paredes”, debutta all’età di ventidue anni, esplorando un percorso trasgressivo e inedito sul flamenco. Dal 2014 è associata al Teatro Nazionale Chaillot di Parigi. Tra i prestigiosi Premi ricevuti: il Premio Nazionale spagnolo per la Danza, il Premio miglior ballerino alla Biennale di Siviglia, la Medaglia d’Oro della Provincia di Malaga, il Max Haward e il Dance National British Award.

Sono presenti alla Biennale anche le testate media, Dazed, AnOther, Nowness, per dare riscontro al Festival

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